Si è conclusa una nuova fase della missione archeologica italiana ad Adulis, l’antica città portuale che rappresenta il sito archeologico più importante in Eritrea. Le ultime operazioni di scavo, guidate dalla Direttrice scientifica del progetto Prof.ssa Serena Massa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sono durate diverse settimane e hanno portato alla luce nuovi reperti in ceramica di grande rilevanza storica, grazie ai quali sarà possibile studiare le epoche più antiche dell’insediamento, collocabili addirittura in un periodo ricompreso tra il 1500 e il 500 a.C., di gran lunga antecedente al resto della città emersa in cui spiccano le note basiliche paleocristiane (nella foto, un dettaglio di una scalinata d’ingresso). La missione, condotta dall’Università Cattolica di Milano in collaborazione con il Politecnico di Milano, il Centro Ricerche sul Deserto Orientale (CeRDO) di Varese e la Commissione alla Cultura e allo Sport dello Stato di Eritrea, è operativa nel Paese dal 2011, anche grazie al contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS – Ufficio di Khartoum) e ai fondi MAECI riservati alle missioni archeologiche. Il progetto rappresenta uno dei maggiori ambiti di collaborazione italo-eritrea nel settore culturale, con un grande potenziale di espansione, avendo per il momento riportato alla luce solo una minima parte dei 40 ettari di patrimonio sommerso della città emporio, con l’obiettivo di fare di Adulis, antico crocevia del commercio aksumita, ellenistico, romano e bizantino nel Corno d’Africa, il primo parco archeologico dell’Africa subsahariana.